domenica 19 febbraio 2012

ricorda con rabbia

È in corso una campagna che fingo di ignorare: purtroppo la trovo rilanciata anche su blog di amiche e non riesco a fare lo struzzo, ma la partecipata adesione di testimonial stimabili, gli accorati appelli di intellettuali, i richiami alla libertà di stampa non cancellano un dolore ed una rabbia che voglio appoggiare qui.
Oh, non certo perché sia convinta che possano passare, solo perché, in un coro di lai, io non unisco la mia voce e nel migliore dei casi sto zitta, ma trovo necessario spiegare il perché.
Correvano gli anni di Mani Pulite ed io lavoravo nell’azienda familiare: facevamo forniture ad enti pubblici, lavoravamo con continuità e non eravamo assolutamente preoccupati per il clima, non avendo in effetti alcun motivo per stare in ansia.
Esce un articolo sul Manifesto, titolone e colonne (non ricordo se ci fosse pure la fotografia), in cui si dà voce ad un impiegato anonimo di un importante istituzione e si riferisce un pettegolezzo per cui l’Economo dell’Istituzione stessa avrebbe preso mazzette da “e qui il nome della nostra ditta” mediante false fatturazioni di merce mai consegnata.
Ricordo che mi stupì quanto riuscirono a scriverne.
Ci prese un accidenti: la correttezza dei prezzi, la qualità del servizio ed il nostro buon nome era quanto avevamo da spendere e venivano pubblicamente gettati nella merda senza uno straccio di prova.
Immediatamente scrivemmo all’Istituzione citata, dichiarandoci disponibili a qualsiasi verifica: ci aspettavamo da un momento all’altro un’irruzione della Polizia Giudiziaria, una citazione …
Mio padre, vecchio comunista, non volle mandare una diffida al giornale, né denunciarlo, ma scrisse una lettera in cui brevemente ripercorreva la storia del giornale stesso e quella della nostra azienda e protestava perché ci avevano infangato senza una verifica, senza un minimo di riscontro, senza neppure il diritto di replica, solo una diceria che poteva tranquillamente essere letta come frutto di invidia.
Questa lettera non fu mai pubblicata.
Non ci fu nessuna inchiesta che ci riguardò.
Lettera morta, si potrebbe dire … ma non fu così: l’Economo venne spostato d’ufficio e messo a dirigere l’archivio. Ovviamente, avendone maturato i diritti, se ne andò immediatamente in pensione.
Al suo posto vennero messe altre persone che organizzarono subito una bella e farraginosissima gara d’appalto cui partecipammo.
E che vincemmo proprio per quegli articoli che ci avevano accusato di non aver fornito.
Ma da noi non venne acquistato più neppure uno spillo: si preferirono altre marche, altri fornitori, qualcuno che non fosse stato accusato di corruzione.
E questa prassi si sparse a macchia d’olio presso altri clienti, terrorizzati all’idea di poter essere invischiati in qualche inchiesta magari per aver accettato una bottiglia di buon vino a Natale.
Ed il nostro pacchetto clienti precipitò al livello del mare.
Per la nostra azienda fu l’inizio della fine: il calo delle forniture portò via via difficoltà crescenti, ci furono anche degli investimenti sbagliati in campi in cui avevamo poca competenza per allargare il nostro mercato, insomma traccheggiamo quattro, cinque anni e poi chiusura, con una quindicina di persone a spasso.
Adesso è il Manifesto a navigare a vista, in amministrazione controllata, a pietire aiuti dallo Stato, aiuti che per noi non vennero in nessuna forma.
Ecco, adesso quando leggo di petizioni, richiesta di sottoscrizioni e quantaltro, ho un unico e solo pensiero:
no, ho già dato.

15 commenti:

Renata_ontanoverde ha detto...

Detesto con tutta l'anima il qualunquismo di qualsiasi crociata, perché sento che dietro c'è qualcosa che viene taciuta e che rende meno innocua o benemerita la faccenda.

Aborro con tutta me stessa il giornalismo attuale che non si autocensura e che senza ritegno porta nel fango chiunque SENZA verifica, soprattutto fregandosene totalmente delle conseguenze che avranno le accuse, le ipotesi con cui infangano chiunque: sono veri atti criminali !

Hai tutta la mia solidarietà !

yetbutaname ha detto...

disgraziati
e la mia solidarietà non li raggiunge
ciao

giovanotta ha detto...

Mi dispiace Gatta e francamente sono anche perplessa che abbiano dato retta a qualcuno senza verificare la veridicità della notizia. Così come, scusami, sono anche un po' perplessa dal buon cuore di tuo padre: se qualcuno mi coinvolgesse in qualche modo in qualcosa in cui non ho la minima responsabilità, credo che farei il diavolo a 4!
Non dirti chi ci fosse allora alla direzione, sono passati 20 anni e nel tempo è cambiata, io comunque all'epoca leggevo l'Unità (prima che diventasse un foglio A4 e, almeno ai miei occhi, non fosse più così combattivo come prima).
Ora i giornali piccoli sono in difficoltà e secondo me questo è un danno per tutti, che restino cioè solo i giornali dotati di molti mezzi - anche perché hanno scelto di imbottirsi si pubblicità - e le voci delle minoranze siano costrette più o meno al silenzio..
Ma ome diceva quello, è il mercato bellezza.
Un saluto, ciao

Aluya ha detto...

La penso anch'io come giovanotta e, al posto di tuo padre, comunista o meno, una bella querela per diffamazione, al Manifesto, non gliel'avrebbe tolta nessuno.
Lamps.
Aluya

Paolo ha detto...

Cara amica, la storia è tristissima ma dubito che le forniture istituzionali siano scomparse per via delle due righe sul Manifesto, che in Italia non ha mai contato nulla. Azzardo un'ipotesi: altre Ditte pagarono le mazzette che voi non pagavate? Gli onesti in un mondo di ladri hanno vita difficile e qualche volta impossibile. E vedi come siamo ridotti. Io una copia del Manifesto l'ho comprata in nome della pluralità delle opinioni. Una, la prima, la sola e anche l'ultima.

Massenzio ha detto...

Hai tutta la mia umana comprensione. Troppo buono tuo padre, nell'occasione: ma lo capisco, da sano buon comunista era sicuramente convinto che dovessero essere i fatti a parlare, e non la calunnia di un giornale che di influenza ne ha sempre avuta pochina.

gattarandagia ha detto...

@paolo, la notizia ebbe eco anche su altri giornali, il nostro nome a Roma era noto nel settore (una ditta antica, competente, onesta ed affidabile: questa era la nostra fama per tre generazioni) ed il clima di paranoia fece il resto.
Probabilmente giravano anche soldi, ma la nostra azienda fu l'unica ad essere smerdata.
@aluya e giovanotta, mio padre era uomo di altra generazione: partigiano, figlio di colui che scoprì e denunciò il traffico della penicillina nel dopoguerra ... un idealista che pensava che un foglio sedicente comunista avrebbe offerto spazio alla smentita, e magari avrebbe anche fatto ammenda, ripristinando il buon nome e che la cosa avrebbe avuto anche eco. Un sognatore ... fosse stato per me, avrei chiesto tanto di quel risarcimento che adesso non staremmo a parlare del Manifesto, ma io non ero la titolare.
ah, e si: pubblicarono una diceria senza verificarla, anche perché la verifica con i relativi riscontri (merce venduta, merce consegnata, magazzino eccetera) l'avrebbe potuta fare solo l'Autorità Giudiziaria.
Ma noi non fummo mai inquisiti.
@yet e renata, grazie ... dovrebbe essere acqua passata, ma a quanto pare stagna ancora.

pyperita ha detto...

Certe cose bruciano, capisco il tuo punto di vista.

antonypoe ha detto...

legittimo sfogo. purtroppo è un mondo balordo. il rischio è di esserne condizionati. l'alternativa è di subirne le conseguenze. non facile. personalmente starò sempre dalla parte del babbo e della coerenza con le proprie idee. ciao

leggerevolare ha detto...

la tua storia è raccapricciante oltre ad essere molto triste. Quando si infanga la reputazione di una persona onesta e lavoratrice e la si danneggia irrevocabilmente bisognerebbe che qualcuno ne pagasse i danni. Scusa, ma non riesco nemmeno a scrivere... io sono così indignata per quello che hai raccontato che mi viene da vomitare. Non ci posso credere!!!

gattasorniona ha detto...

Cara Gatta, sono senza parole ma purtroppo non sorpresa. Mi dispiace molto, è una storia triste e con infinita tristezza credo che all'epoca di mani pulite ce ne siano state tantissime di vicende analoghe alla tua, di gente onesta che non c'entrava un cavolo e si è trovata sputtanata senza un perché dalla psicosi collettiva. Hai ragione, col hai già dato. :)

c13 ha detto...

comprendo il tuo stato d'animo e credo che certe vicende il tempo diluisce, ma mica cancella

un abbraccio

Acrostico ha detto...

a me quelli del Manifesto hanno dato sempre il nervoso. Rossanda, Pintor, Parlato, Magri, Castellina... Gente superficiale che si crede profonda. Certo, in confronto al Giornale fanno comunque un figurone. Quanto al caso specifico, i giornalisti possono fare più danni delle cavallette, e al posto di tuo padre li avrei denunciati chiedendo un robusto risarcimento danni.

gattarandagia ha detto...

@acrostico, io avevo stima per i vecchi fondatori della rivista. Peccato! Mio papà, come ho già scritto, era uomo d'altri tempi ...
@crì e pyp, grazie.
@gatta cara, almeno fossimo stati inquisiti!!! vabbé ...
@leggerevolare, grazie per la solidarietà
@antony, non è sempre opportuno essere coerenti con le proprie idee. Talvolta conviene domandarsi se siano giuste. Difficile, comunque, è vero.

gattarandagia ha detto...

@massenzio, la verità vi farà liberi ... i comunisti (vecchi) ed i templari!